mercoledì 13 ottobre 2010

Ponte - Testo argomentativo - Traccia 1

DONNA O FANTASMA?
BURQA: MEGLIO PREVENIRE CHE CURARE

Li vediamo spesso in televisione: possono sembrare i più classici fantasmi del lenzuolo dei film, ma là sotto è nascosta una donna. Il “lenzuolo” che le copre, il burqa, venne introdotto agli inizi del 1900 dal sovrano Habibullah. Egli lo impose alle donne del suo harem, per evitare che gli uomini di corte le notassero troppo. Questo costume si diffuse velocemente tra tutti i ceti sociali, e sotto la dittatura dei Talebani divenne obbligatorio per tutte le donne. Tutt’ora è largamente diffuso nei paesi arabi ed è radicalmente integrato nella stessa cultura araba.
E’ noto che, in una società sviluppata come la nostra, in uno Stato i fondamenti culturali delle varie civiltà sono tutte da rispettare nello stesso modo, purché non vadano contro le leggi dello Stato stesso.
Proprio il burqa è un costume al limite della legalità nei paesi europei, poiché va contro alcune leggi fondamentali. E una cosa che va contro le leggi è illegale, e una cosa illegale, si sa, va vietata.
Il burqa infatti limita le libertà fondamentali della donna e si oppone alle più elementari forme di sicurezza.
Una donna araba che entra nel nostro paese, deve sentirsi libera da ogni obbligo esterno che non sia rispettare le leggi vigenti. Il infatti è un’imposizione della tradizione maschilista: non è una moda, e nemmeno un canone imposto dal corano (che si limita ad imporre l’uso del velo), ma è una tradizione tramandata da tempo.
Mettendo da parte la cultura e da dignità di chi lo indossa, il burqa impedisce il riconoscimento facciale. Eventi recenti di terrorismo hanno costretto il mondo intero ad alzare i livelli di sicurezza in tutti i campi, e il riconoscimento fisico e facciale ne è alla base. Ad esempio in Italia è in vigore l’articolo 5 della Pubblica Sicurezza che afferma: ”E’ vietato l'uso di caschi protettivi, o di qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, senza giustificato motivo. È in ogni caso vietato l'uso predetto in occasione di manifestazioni che si svolgano in luogo pubblico o aperto al pubblico, tranne quelle di carattere sportivo che tale uso comportino”. E’ evidente che indossare il burqa non è a fine sportivo, quindi va abolito. Infatti sotto questo velo che copre interamente la donna fino ai piedi (alcuni burqa possiedono una retina la livello degli occhi che impedisce la vista degli occhi stessi dalle altre persone), potrebbe esserci chiunque con qualsiasi cosa, compreso un terrorista con esplosivo o un rapinatore armato.
Qualcuno potrebbe dire che, vietando il burqa, si limitino le stesse libertà fondamentali di ogni uomo che ha diritto di manifestare la propria cultura. Ma un conto è credere in un dio o in un altro, o mangiare certi cibi anziché altri, e un altro conto è essere potenzialmente pericolosi per la società. La controversia quindi è inesistente nel caso italiano: se è vietato coprirsi il volto limitando il riconoscimento nei luoghi pubblici, automaticamente deve essere vietato anche il burqa.
Il caso più significativo è quello francese, dove è stata emessa una legge apposita che vieta alle donne di indossare il burqa nei luoghi pubblici per motivi di pubblica sicurezza.
Non si vieta loro di seguire la loro cultura, ma gli si chiede di adattarsi al modello europeo nello stesso modo in cui un europeo deve obbligatoriamente adeguarsi al loro.
Infatti è bene che chi è a favore del burqa in Italia, sappia che nel mondo musulmano e islamico la tolleranza è pari a zero. Se una donna con il burqa rischia in Europa come massima conseguenza una perquisizione o una multa, una donna italiana, francese o spagnola in minigonna in quei paesi rischia il linciaggio. Nel loro mondo viene imposto l’adeguamento, ed è giusto che sia così anche nel nostro.
In conclusione, la pratica radicale dell’uso del burqa in Italia deve essere abolita, sia per il rispetto delle leggi e sia per un rispetto reciproco tra culture.

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