venerdì 15 ottobre 2010

Francesetti testo argomentativo traccia 2

Il crocefisso nelle aule
Tradizione o obbligo?
Si chiama Soile Lautsi, cittadina italiana di origini finlandesi, la donna che ha portato il caso del crocefisso nelle aule sulle prime pagine di molti giornali. Pare infatti che volesse che la croce fosse tolta dalle classi dei suoi figli e che dopo essersi rivolta inutilmente al Tar del Veneto, alla Corte Costituzionale e al Consiglio di Stato, sia stata la Corte europea dei diritti dell’uomo a darle ragione.
Questa notizia ha suscitato più in Italia che in ogni altro stato europeo clamore: tutti i politici del nostro paese (fatta eccezione per la Sinistra Radicale) si sono espressi negativamente riguardo questa decisione. Ad esempio il ministro dell’istruzione, Maria Stella Gelmini, come anche Pier Ferdinando Casini, pare trovino nel crocefisso un simbolo della tradizione italiana; viene allora da chiedersi perché non appendere anche una simpatica collana di cipolle: in fondo anche questo è un tipico emblema del bel paese, e sicuramente non ha fatto piangere quanto la Chiesa.
Il Vaticano si è mostrato amareggiato da tale decisione, ritenendo la croce un’importante parte del nostro patrimonio; il quotidiano “L’Unità” ha poi affermato che questo simbolo è una parte della storia del mondo intero: ritengo che non ci sia nulla di più vero, bisogna però prestare attenzione all’abissale differenza che corre tra il messaggio della Chiesa (che si è spesso rivelato discriminatorio nel passato) e quello di uguaglianza e amore tra gli uomini, diffuso da Gesù (a parer mio, geniale).
"Dipendesse da me, il crocifisso resterebbe appeso nelle scuole. E non per le penose ragioni accampate da politici e tromboni di destra, centro, sinistra e persino dal Vaticano. Anzi, se fosse per quelle, lo leverei anch’io." Esordisce così Marco Travaglio, noto giornalista, uno dei pochi a fornire un paio di occhiali ai miopi italiani. Egli ritiene che per il messaggio che porta con sé, non ci sia nulla di sbagliato nell’appendere due asticelle di legno nelle classi delle scuole italiane; d’altronde, quale italiano sarebbe contrario a un oggetto simbolo di pace e fraternità umana? Quindi, viene spontaneo chiedersi, perché tanto clamore? Forse è perché purtroppo porta con sé ideologie e mentalità bigotte (basti pensare alla rigidità dimostrata dalla “Santa” Sede nei confronti di omosessuali, divorziati…), che alcune famiglie italiane preferiscono non inculcare ai propri figli perché non proprio coincidenti con quelle professate da Cristo.
Guardando al di là di tutti queste opinioni, penso che la libertà venga prima di tutto riguardo questioni simili: per evitare discussioni bisognerebbe forse lasciare una parete bianca, da riempire con tutti i simboli religiosi e non, che ogni alunno sarebbe libero di appendere, a condizione che essi non siano offensivi nei confronti di nessuno. Non credo che imporre leggi che non potranno mai calzare a pennello con gli svariati problemi di oltre 60 milioni di persone abbia mai portato risultati positivi, quindi dovremo probabilmente lasciare libertà di "app(r)endere" ciò in cui si crede.

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